Raf­fa­ele Ben­dandi, un Ini­ziato “ad hono­rem”

 problemi di impaginazione 

il primo “incon­tro”

il per­so­nag­gio e la storia

le due pre­vi­sioni “apocrife”

R.B.: Astronomia o Astrologia

Più che un articolo conclusivo, lo chiamerei un appuntamento immancabile, con lo stes­so Raffaele B. Sì, perché giunto quasi alla fine di quell´intenso percorso, che ha por­ta­to il sottoscritto ad esplorare fin dove si può in pochi mesi certi meandri della si­smo­lo­gia, unitamente all´opera ed ai misteri messi in campo da quest´uomo; ed il Bendandi dal canto suo a sviscerarne le cause e la natura, rivelando al mondo più di una verità an­co­ra sconosciuta… ecco far la sua comparsa immancabile l´ar­go­men­to Astrologia.
Mi riferisco al capitolo nella PARTE TERZA del suo libro, alla sezione LE PRETESE IN­FLU­EN­ZE SOLARI, dal titolo:
  “Un moderno equivalente dell´antica Astrologia”.
La prima cosa da notare è la presenza dell´attributo antica Astrologia, con una pre­ci­sa ragion d´essere. Il B. infatti, se da un lato ci offre questo spunto, dall´altro sembra sca­gliar­si con discreta enfasi contro le più recenti modalizzazioni della disciplina - che di disciplina ormai non conserva più nulla - per poi preconizzare un avvento, se non una rivalutazione dei suoi veri canoni; e se ne fa, come ho escla­ma­to fin dal mio primo im­pat­to con la sua opera, precursore, più o meno maturo e partecipe.

ma cosa è veramente l'Astrologia?
La prima cosa su cui interrogarsi, prima di addentrarsi in ulteriori considerazioni, è senza dub­bio alla base di tutto: che cosa è veramente l'Astrologia?
Non ho la presuzione di rispondere, né sarebbe questo lo spazio adatto; ma porsi la do­man­da aiuterà a fare il punto sulla questione.
Quella che ho definito da tempo una via di conoscenza, è giunta a noi attraverso per­cor­si più o meno tortuosi, assimilando e subendo più di ogni altra materia, essendo for­se la più anziana, gli influssi di svariate e diversissime ere culturali e sociali; fino a ritrovarsi oggi dif­fu­sa e praticata come non mai, eppure soffocata da almeno due nemici.
Da un lato quelli che non la conoscono, ma che praticando la scienza, la giudicano sulla base del tutto irregolare ed abusata di ciò che ne ha fatto la massa, più e meno re­spon­sa­bi­le di chi ne asseconda le voglie. Essi non ritengono quindi, né avrebbbero motivo di ri­te­ne­re su simili basi, che quella serie di credenze non prive di superstizione e so­prat­tut­to di mal­celati istinti ad ampio spettro che non sto ad enumerare, possa vantare re­a­li contenuti e dunque che gli astri possano esercitare una reale influenza su que­stio­ni puramente umane.
Si sentono oltraggiati nella loro lucida razionalità, da dichiarazioni improvvisate e per lo più prive di fondatezza, tanto da rifiutare anche le dimostrazioni che qualche fon­da­men­to esiste (e non sono poche),

Dall´altro quelli - assai più nocivi ed agguerriti - che la conoscono abbastanza per sa­pe­re quanto l´ap­pli­carla possa penetrare ed alimentare i meandri della consapevolezza, ac­cen­den­do una vera luce autocosciente sulle azioni, gli eventi, gli stati e gli stadi evo­lu­ti­vi di per­so­ne e masse, di corpi ed entità di ogni genere e dunque, dispositori della gestione occulta degli umani, vor­reb­be­ro sopprimerla con tutti i mezzi possibili, per­ché non tengono affatto a che questo processo abbia seguito. Non vi è maggior mo­no­po­lio di quello edi­fi­ca­to sul­l´igno­ran­za e l´incoscienza generale.

Conoscere la logica delle manifestazioni astrali, pur nei limiti di ciascuno, ri-genera ed alimenta questo stato di grazia, in gran parte compromesso, al di là e al di sopra di ogni re­li­gio­ne, filosofia o suggestione stru­men­ta­liz­zata, poiché attinge alle radici della realtà men­ta­le e biologica dell´essere e glie le restituisce così come sono, con tra­spa­ren­za pro­por­zio­nale alla comprensione ma­tu­ra­ta e totale libertà di giudizio.
Riaccende ai nostri occhi la Luce del creato, giacché risuona quella musica delle Sfere che non contiene improvvisazioni, ma solo armonia.
Ma tutto questo, oggi, a chi può far comodo?
Le sfere dell´orologio cosmico segnano il tempo per tutti ed i nomi di deità loro at­tri­bu­i­ti fin dalla notte dei tempi non servivano che a meglio identificarne la natura ener­ge­ti­ca, sintonizzando nozioni profonde alla nostra forma di pensiero.

Che i primi, per lo più ed entrambi i versanti inclusi, subiscano gli interessi dei secondi op­pu­re assecondino il loro gioco, il risultato non muta: l'Astrologia è messa al bando prima dalla Chiesa, poi dal mondo Accademico, sottraendole l´anima con gli estremi della stessa superficialità inoculata ai consumatori, e relegandone la veridicità a con­sul­ti secreti, benché da parte di non pochi monarchi ed altri potenti memori del passato remoto (leggine la storia presso l´enciclopedia Treccani, non su wikipedia!); ma siamo giunti ad un giro di boa e quanto prima si potrà rivedere tutto in un´ottica diversa.
Per Bendandi la faccenda non si presentava molto differente, senonché… si trovò pro­iet­ta­to a piè pari nel cuore del suo vero senso dai suoi stessi assunti e le focose in­tu­i­zio­ni, quanto basta per trovarsi a scrivere:
«Gli sconvolgimenti solari che abbiamo studiati, additandoci nelle attrazioni dei pianeti la loro causa precipua, ci portano ad esaminare sotto una luce nu­o­va le idee dei nostri antenati, per i quali, le influenze cosmiche regolavano le umane vicende.
L’antica astrologia collegando tutti i fenomeni della Terra, nonchè le ma­ni­fe­sta­zio­ni dei singoli a particolari posizioni astrali, non era quindi così destituita di ogni fon­da­men­to come si suppose. Oggi sappiamo che ogni pianeta esercita, per effetto della sua attrazione, una vera e propria influenza, la quale, som­man­dosi talvolta a quella di altri corpi celesti, si accentua e de­ter­mi­na gli effetti più sva­ria­ti che eravamo ben lungi dal sospettare.
Le congiunzioni planetarie tanto temute dagli antichi, rivestono dunque una im­por­tan­za che non ci era dato di potere immaginare.»
UN PRINCIPIO FONDAMENTALE DELL' UNIVERSO
(pag. 253) | Osservatorio Bendandi - Faenza 1931

Non riuscirei a descrivere a chi mi legge l´effetto suscitato dall´imbattermi nel­l´e­spres­sio­ne [qua] sottolineata, sul senso e l´origine della quale mi sono interrogato a lungo; che ho com­men­ta­to da cinque mesi e che da tre almeno ha fatto il giro del web in italiano, rim­bom­bando tra righe di testo e cervelli come un´eco in un labirinto di vallate.
Aggiungerò solo che non è una locuzione qualsiasi, ma pretende attenzione e riguardo, - come l´argomento, già da secoli in accesa discussione, di cui riferisce un esito -; superfluo ribadire che riguarda qualcosa che esiste, sul cui contenuto si dibatte e non a qualcosa che non ha mai fatto la sua comparsa.
Perché allora idearla? perché scegliere proprio quella dizione, in un contesto per il quale è ina­de­gua­ta e di fatto ridondante?
La risposta sprizza di colpo da queste parole, scritte con tutt´altro intento e giunte al loro ot­tan­te­si­mo compleanno! Non è espressione usuale ma è stata copiata senza ri­te­gno, tanto il libro è fuori da tutti i cataloghi, inclusi quelli della maggior parte delle biblioteche.
Il Bendandi stesso, forse compiaciuto dell´effetto di questa frase, la ripeterà tra qual­che pa­ra­gra­fo echeg­giando se stesso ed evidentemente contagiando i suoi eredi al punto… da non saper resistere al farla pro­pria. Quale miglior occasione, per sciorinare un´au­to­re­vo­lez­za ine­si­sten­te, ma pub­bli­ciz­zata da tutti gli articoli fabbricati con copia­/incolla (98%)?

Per di più, i documenti trasmessi dal B. non sono tutti conosciuti: distrutti in parte, sono stati affidati in vari plichi a mani estranee, ahimè ritenute affidabili, che po­treb­be­ro trattenerli tut­t´o­ra per motivi che non è più il caso di discutere.

“le previsioni a lunga scadenza di ter­re­mo­ti o al­lu­vio­ni stra­or­di­na­rie o ma­ree ec­ce­zio­na­li, si tro­va­no ora, scrit­te di suo pu­gno, in nu­me­ro­si pli­chi si­gil­la­ti de­po­si­ta­ti dal­lo stes­so Ben­dandi, a par­ti­re da­gli Anni Qua­ran­ta, pres­so le ac­ca­de­mie dei Lin­cei e Va­ti­ca­na da non aprir­si fino a un cer­to tem­po dopo la sua morte.”
pochi giorni dopo risulteranno scomparsi, poi si ridurrannno a due, per la cronaca infine se ne aprirà uno solo:
“Da qualche par­te ne­gli ar­chi­vi del­la Ac­ca­de­mia Na­zio­na­le dei Lin­cei e in quel­li del­la Pon­ti­fi­cia Ac­ca­de­mia del­le Scien­ze ci deve es­se­re qual­co­sa di in­quie­tan­te come il se­gre­to di Fa­ti­ma e al tem­po stes­so di mi­ste­rio­so …
sono le pre­vi­sio­ni, del­le tem­pe­ste co­smi­che e dei ter­re­mo­ti de­po­si­ta­te e si­gil­la­te nel­la pri­ma­ve­ra del 1931 da Raf­fa­e­le Ben­dandi. 11 si­smo­lo­go … si era sem­pre ri­fiu­ta­to di for­ni­re in­di­ca­zio­ni sul con­te­nu­to dei due pli­chi de­po­si­ta­ti a Roma e in Va­ti­ca­no. «Sa­ran­no aper­ti solo dopo la mia mor­­te»… 11 co­mu­ne di Fa­en­za, no­mi­na­to ere­de del­le sue at­trez­za­tu­re scien­ti­fi­che, si è mes­so al­la ri­cer­ca del­le «pro­fe­zie» di Ben­dandi e si è tro­va­to di fron­te ad un «gial­lo». I de­sti­na­ta­ri dei pli­chi, … han­no det­to di non sa­per­ne nul­la… Il sin­da­co di Fa­en­za non si è però ac­con­ten­ta­to … ed ha fat­to com­pie­re una som­ma­ria ispe­zio­ne fra le car­te la­scia­te da Ben­dandi.
Sono cosi sal­ta­te fu­o­ri le ri­ce­vu­te di de­po­si­to del­le «pro­fe­zie»…”

Quel che ne resta in mano agli eredi non è stato dunque decifrato, se non per ac­cu­mu­la­re comunicati continuamente contradditòri, ultima l´aggiunta ufficiale di una nuova data-previsione al 10 Giugno 2011 (link soprastante), che tradisco­no le potenziali fonti della leg­gen­da ormai me­tro­po­li­tana essere più d´una, o più semplicemente che le quinte di un ap­pa­ra­to sce­ni­co sempre più disordinato, generato da una prima fuga di notizie, si al­ter­na­no sul­l´on­da del paradosso, per una regia che si dissimula, pur aleg­giando con in­ne­ga­bi­le evi­denza.
Quel che è certo, di sicuro, definitivo o af­fi­da­bi­le non sappiamo niente.
In un momento in cui le profezie si sprecano da tutte le direzioni, almeno su questo si sa­reb­be auspicato un minimo di coerenza e invece spunta persino -ex-novo- un´altra am­bi­gua data per il mese di Giugno! ma torniamo al nostro.

Dopo questa prima constatazione che scavalcava la storia, potenzialmente ali­men­tan­do gli esterni conflitti con una sua posizione scientifica già di per sé controversa, egli non potè esimersi dal ricercare un punto fermo, criticando senza mezzi termini le espres­sio­ni di quel­la tra­di­zio­ne, effettivamente compromessa dal livello popolare a quello popolano.

«Non intendiamo con ciò affermare che tutte le influenze più strane e ridicole create dalla antica astrologia, avessero un fondo di verità; una volta data la stura alla fantasia, chi avrebbe potuto segnarne l’esatto limite? La frenesia astrologica germogliata in oriente si estese in tutto il mondo abitato e non valsero ad im­pe­dir­ne la diffusione, gli sforzi dei maggiori ingegni dell’antichità: Eudosso, Panelio, Scy­la­ce, Archelao, Cassandro di Grecia, Catone, Cicerone, ecc.
Il sorgere di una stella o di un pianeta, il suo aspetto (notare l´uso del termine! n.d.r.) riguardo agli altri corpi ce­le­sti, furono considerati intimamente collegati con gli umani destini; non sorprende perciò che le configurazioni più rare, fossero ritenute precorritrici di avvenimenti più straordinari: il preannuncio dei maggiori cataclismi della natura.
Ma questo non era il solo assurdo che questa superstiziosa credenza af­fer­ma­va. Ogni pianeta aveva un influsso decisivo nel corso della vita: Mercurio, ad esempio… influiva sui filosofi, gli astronomi, i geometri,… ecc. Marte de­ter­mi­na­va l’asprezza nei soggetti: ci dava quindi delle persone rozze, temerarie, violente, irascibili, rissose, sofistiche, colleriche, amanti delle armi e della guerra. Venere invece presiedeva al gentil sesso, ci offriva quindi le Regine (non quelle di bel­lez­za allora ignote)… , »
e via a prodursi in una sequela di dettagli che, più che il rigetto, ne tradiva una certa fa­mi­lia­ri­tà, senza rendersi ben conto egli stesso che in fondo stava condensando gli stessi prin­cì­pi, benché vigenti in un´ ottica ed una prospettiva affatto diverse.:
Era la sua stessa grande ispirazione ad abbracciare e preconizzare la fusione di certi concetti in un tutto or­ga­ni­co, anche se non era suo compito né proponimento; e lo dimostra con il passo suc­ces­si­vo che, in certa sua concezione, scavalca persino i modelli cognitivi di oggidì.
Del resto solo quarant´anni dopo, le risultanze statistiche di Michel Gauquelin avrebbero dovuto riportare un po' d´ordine almeno in questo; ma non basta:
«Tutte queste credenze grottesche e ridicole che, sostenute e accreditate, fe­ce­ro tanto delirare i nostri antenati, erano - non occorre dirlo - destituite di qual­sia­si fondamento. Infatti quanti bambini nati alla stessa ora dovrebbero pre­sen­ta­re gli stessi caratteri, e seguire il medesimo destino?
Una papera doveva pur prenderla anche lui, dopo Pico Della Mirandola (e per fortuna non se la prende con lo Zodiaco tropicale e non siderale)! questa obiezione leggera ed in­com­pe­ten­te, divenuta per ciò diffuso l[u]ogo comune, nasce da mera superficialità e da chi l´Astrologia l´apprende dalle rubriche settimanali, come del re­sto tante delle obiezioni portate da sismologi al lavoro di B. stesso; ma che volete, nes­su­no è perfetto, tutt´al più è sicuro del fatto suo.
Basterebbe notare che non vi sono bambini nati alla stessa ora e luogo e che un evento che si riconosca effetto di forze planetarie o gravitazionali - per tenere un esempio coerente - si con­cre­tiz­za in uno ed un solo momento, non un secondo prima né dopo; il che dovrebbe indurre a riflettere sull´unicità precipua (ad es. di due gemelli, che sono comunque entità distinte, ciascuna con un proprio bagaglio e karma, per chi ne è al corrente); tant´è che il ri­con­fi­gu­rarsi di determinate condizioni portanti può farlo succedere di nuovo, sotto la stessa matrice ma con le debite varianti (cfr. terremoto di Rat Island). Ma soprattutto che l´Astro­lo­gia sta al carattere come le previsioni sulle dinamiche del tempo ai luo­ghi e ad altri fat­to­ri preesistenti.
In breve: se dovrà piovere, sarà per tutto, ma ogni cosa assorbirà l´acqua in modo diverso.
Essa enuncia influssi che ogni soggetto metabolizzerà secondo la sua struttura evolutiva - preesistente alla stessa nascita - ai quali comunque reagirà secondo una particolare an­go­la­zio­ne, filtrando cause e dirigendo effetti nelle modalità più consone alla propria sfera e con­ti­nuerà a farlo sempre, sommando precedenti ai conseguenti e di­ver­si­fi­can­dosi in tal mo­do persino da un suo clo­ne. A questo va aggiunto il libero arbitrio.
Sostenere o ipotizzare il contrario equivarrebbe a im­ma­gi­na­re for­za­ta­men­te due in­di­vi­dui che si muoveranno nel medesimo spazio e tempo per tutta la vita, laddove la mi­ni­ma di­ver­gen­za iniziale conseguirebbe la perenne differenza.
Forse in questo universo non esiste una sola cosa completamente identica ad un´altra, ep­pu­re tutto ubbidisce alle stesse leggi; mi sa che al Bendandi avrebbe fatto piacere sentirlo dire.
Ciò non toglie che si verifichino dominanti comuni, come tonalità cromatiche o mu­si­ca­li, che accomunano certe tendenze e collegano particolari comportamenti, come infatti è evi­den­zia­to dalla statistica. Forse che Marte in XII induce campioni sportivi tutti uguali tra loro? certo che no! eppure l´indice di tale tendenza ne attesta la primarietà, come per la com­bat­ti­vi­tà, oltre alla propensione per la medicina-chirurgia e quan­t´al­tro; e non lo si può negare. Che quest´ultima offra poi attinenze con il ferro o, come si dice, “i ferri” sarebbe a sua vol­ta argomento sottile di di­scus­sio­ne, ma non quella presente.
Né propongo un dibattito in tal direzione, ma 'una nota' anche questi signori della storia la me­ri­ta­vano. Ed ecco che segue un sunto interessante, da leggersi a doppio senso.
Dopo che la sbrigliata fantasia del Medio Evo aveva portato l’astrologia ai massimi fastigi tutto collegando alle influenze celesti, una violenta reazione suc­ce­dette la quale, spazzando tutte quelle fantastiche credenze, ritenne potere esclu­de­re nel modo più assoluto, ogni influsso degli astri.
Gli effetti di questa riscossa furono cosl efficaci, che, pur di non ammettere una influenza al nostro satellite sulle maree, non si esitò a formulare le teorie più astruse e ridicole per tentare di spiegare questo fenomeno, allora cotanto enig­ma­tico.
Ma fra il caos delle affermazioni più incredibili, fra le molteplici supposte in­flu­enze da tutti allora sostenute, un fondo di... verità vi si celava.
E non poteva essere diversamente.
Infatti come avrebbe potuto originarsi, ac­cre­di­tarsi, sostenersi, ed affermarsi per secoli, che diciamo, per millenni una simile credenza senza il benchè minimo fondo di vero? Tutto ciò che la tradizione e la leggenda ci hanno tramandato non poteva essere totalmente privo di un, sia pur limitatissimo, (anzi infinitesimale) gra­­do di verità.
L’antico adagio «Vox populi vox Dei» insegni!
L’astrologia, quindi, con tutto il suo faragginoso bagaglio di assurdità le più cer­vel­lo­ti­che, poggiava sopra un fondo di vero. Le conquiste della scienza mo­der­na schiudendo all’uomo nuovi orizzonti in tutte le branche dell’umano sapere, ci mostrano l’Universo sotto un aspetto tutto nuovo che nessuno avrebbe mai po­tu­to pensare. La somma delle svariate vibrazioni che la miriade di astri dis­se­mi­na­ti sulla volta celeste ci invia, non può non determinare sul nostro pianeta le più im­por­tan­ti influenze.»
Sembra quasi un esasperare intenzionale, per mettere al riparo da critiche il peso delle as­serzioni a seguire. Tutto sommato sarebbe più realistico distinguere l´Astrologia dal­la sua controparte della strada, a sua volta infettata dalla superstizione; ma de­can­ta­re le veridicità della prima dopo secoli di contaminazione non sarà così semplice, proprio perché la vi­sio­ne stessa dei sa­pien­ti ne risulta adom­brata. Ma oramai è lanciato, forse travolto dalla sua stessa ispirazione e non si arresta senza aver chiuso il cerchio:
«Non solo: astri e atomi, gocce e molecole, costituiscono un complesso ar­mo­ni­co assoluto, cosi che il più mostruoso paradosso diventa assoluta realtà: l’Uni­ver­so intero muta per lo spostarsi di un atomo !
Non c’è moto nostro che non comunichi la sua vibrazione all’infinito, non c’e per conseguenza vibrazione più lontana per cui non debba giungerci l’effetto.
Conclusione mirabile che sbalordisce, ma che non possiamo assolutamente im­pu­gna­re. Eppure chi lo direbbe? Essa non è sostanzialmente diversa da quella che Luciano Samosata, uno dei più ferventi sostenitori dell’astrologia, ci lasciò scritto, nel suo trattato sulla influenza degli astri, fin da duemila anni or sono.»
Il suo pensiero e rigore deduttivo lo hanno proiettato addirittura al di là dell´orizzonte ra­zio­na­le, offrendo alla sua intuizione scenari che non è ancora in grado di controllare; ma non si arresta, fiducioso nell´istinto che lo anima. Ha gettato un ponte concettuale, de­sti­na­to a congiungere due sponde tra le quali si diraderà la nebbia solo un secolo più tardi.
Riporta un brano eloquente del Saggio che cita, per poi concludere:
«Come non rimanere colpiti dalla geniale intuizione dell’antico sapiente? …
Dobbiamo convenire che ogni qual volta andiamo a riesumare nel passato, la no­stra presunzione ne rimane un pochino umiliata. Perchè il ricercatore moderno spesso quando ha studiato qualche pietra, qualche pianta od animale; ha spe­ri­men­ta­to qual­che forza o sostanza od ha osservato qualche stella o qualche re­mo­to pianeta, ritiene di aver dato fondo all’universo intiero e tratta dall’alto al basso i lontani pre­de­ces­sori;….
Comunque il processo col quale l’astrologia fu dall’astronomia condannata è in piena revisione! Chi può prevedere quale risulterà in futuro l’azione delle ra­dia­zio­ni luminose ed oscure, provenienti dalle lontane regioni cosmiche, sopra la nascita, la cre­sci­ta, sugli sviluppi fisiologici o patologici?

La scienza oggi ci prova che l’universo è tutto collegato da rapporti di re­ci­pro­ca influenza. Fra le forze che mantengono questa recondita e mirabile rete d’in­flu­en­za tra gli astri disseminati nello spazio insondabile, l’attrazione occupa il pri­mo posto.…
Questa forza, che nel baratro senza fine, nel quale la nostra mente si perde - che chiamiamo infinito senza comprendeme il formidabile significato, - tutto in­ca­te­na mantenendo una armonia miracolosa di orbite viventi, non è la sola. I mi­ste­rio­si effluvii elettromagnetici, i raggi X, senza contare quell’oceano di onde in­vi­si­bi­li che dalle remote nebulose ci provengono.
Ecco sorgere un moderno equivalente scientifico della empirica, antica astro­lo­gia, capace in un avvenire non lontano di rivelarci altri meravigliosi misteri del­l’u­niverso.
Viviamo infatti in mezzo ad un mondo inesplorato, nel quale le forze psichiche non sono state ancora sufficientemente studiate. Queste forze sono di un ordine tut­to di­ver­so da quelle comunemente analizzate. Tutto ci prova che la spie­ga­zio­ne mec­ca­ni­ca della natura è del tutto inadeguata.

Le creazioni più audaci dell’immaginazione non sapranno mai darci una chia­ra vi­sio­ne di ciò che la scienza ci farà intravvedere sui grandi misteri del­l'uni­verso.
Nulla è più emozionante di questa attesa per le scoperte del domani e mai co­me oggi può dirsi che lo scetticismo sia la maschera dietro la quale si dissimula l’or­go­glio dell’ignorante

Pur trattandosi di frasi invecchiate dai decenni e da non poche scoperte, mi risparmia un sac­co di tempo; molte di queste cose avrei dovuto scriverle di mio pugno.
Chi desidera leggere il testo integrale, trova le pagg. citate rielaborate in PDF, ri­spet­tan­done il layout fin dove possibile.

“la spie­ga­zio­ne mec­ca­ni­ca della natura è del tutto inadeguata” potrebbe includere parte della sua stessa teoria, sebbene egli stesso prenda le distanze con questa esposizione ispirata, proiettando il pen­sie­ro fuori dai canoni dell´elettromagnetismo imperante.
Lo stesso principio gravitazionale alla base di tutti i suoi assunti pare assumere una valenza diversa da quello corrente e ne dà prova -pur indiretta- inoltrando la sua ricerca verso i corpi orbitanti più lontani, la cui massa e distanza sono irrilevanti ai fini del calcolo delle forze che do­vreb­be­ro condizionare la massa solare; finanche sommate tra di loro.
Ridefinirà infatti “la forza d´attrazione,” come “quel misterioso legame che in­ca­te­na tutte le cose create, questo irresistibile vincolo d´amore che abbraccia e pervade tutto l´Universo chia­man­dola “la sola alimentatrice e regolatrice del mondo delle ra­dia­zioni.”.

L´esclusivismo di cui è stato fatto oggetto ha avuto senza dubbio l´effetto di pre­clu­de­re il sano sviluppo e confronto delle sue teorie più avanzate, provocando un ripiegarsi su se stes­­so del più acceso spirito di esplorazione, lanciato ormai a briglia sciolta alla volta del­l´immenso; ma lungi dal frenarlo, lo ha incitato maggiormente.
Le sue scoperte sono state rapide e travolgenti fin dall´inizio, sia per enfasi che per una sor­ta di indótto igneo, che forse gli trasmetteva la massa solare che alimentava i suoi ane­li­ti… e non si sarebbe mai fermato.

Bendandi ha osato: con l´ipotesi di altri pianeti estremamente più lontani di quelli già noti fino a Nettuno, presupponendo un influsso [gravitativo] che gli sarebbe difficile sostenere anche se fos­se­ro stati scoperti, con i parametri da lui attribuiti.
Forse con questo intendeva completare o integrare la formula di un equilibrio, che ancora gli sfugge nella realtà della sua manifestazione energetica, ma che ha intuìto e che sostiene fino in fondo, sulla base di una certezza interiore che trascende i suoi sforzi e gli stessi mez­zi a disposizione, sia di lui stesso che della scienza.
I fatti, credo fermamente, dimostreranno che le grandi e più significative influenze pla­ne­ta­rie sono quelle che provengono da lontano, figlie di moti orbitali che abbracciano intere epoche nel­l´evo­lu­zio­ne, laddove le più prossime al centro del sistema solare agiscono come le sfere più rapide, diciamo immediate, del segnatempo cosmico, indicizzando al presente i dettagli del divenire.
Come pure che non vi era bisogno di altri quattro grandi pianeti, poiché sufficenti segreti si celano nelle reali corrispondenze di quelli già conosciuti.

Come queste influenze possano propagarsi ed esprimersi in ogni minimo angolo del­l´esi­sten­te, sarà compito prossimo della scienza comprendere e dimostrare; oserei dire che il prin­ci­pio gravitatzionale si esprime su più livelli contemporaneamente, l´ultimo dei quali è quel­­­lo più denso e vicino alla materia a noi nota, ma non è il solo né il principale agente; tutt´altro!

Personalmente sono orientato a credere che le espressioni gravitative non siano ov­via­men­te estranee alla sincronicità di fenomeni undecennali, mareali e derivati intravisti da R. B., ma che a loro volta vadano inquadrate quali vettori portanti, ossia veicoli, non cause pri­me; ove poi, per quanto ci consta, l'ultimo anello della catena raggiunge gli eventi sismici.
In altre parole, ingranaggi di un meccanismo energetico che ne è a monte, i pianeti di un sistema si comportano come sfere di un orologio con altrettante lancette, segnando ed in­di­can­do -più che provocando- tempi e cicli dipendenti da un certo pulsare occulto del­l'ener­gia (che li muove), il quale esiste e sussiste sia in presenza che in assenza di corpi or­bi­tan­ti intorno ad una stella.
Considero quindi valevoli a pieno titolo i legami che il B. ha de­li­ne­a­to, non senza ri­per­cor­re­re conoscenze ancestrali che -con mezzi a noi ignoti- ave­va­no già battuto le stesse rotte.

Perciò ben vengano le sue riflessioni ancor oggi, poiché connettono a verità in­trin­se­che di una realtà ancora estranea al pensiero ufficiale.

Sul terreno (è il caso di dire) a cui ha potuto applicarle ha ottenuto risultati strepitosi ri­spet­to al piattume ancor oggi vigente; dunque non era lontano dal vero.
Non occorre essere titolati per rendersi conto dei suoi successi oggettivi, mentre va preso atto che un titolo non di rado può autorizzare le più deprecabili prese di posizione.
Nondimeno, ri­ten­go che abbia operato in una visuale ancora ristretta rispetto alla realtà, che gli ha concesso solo i primi successi, ma non l´opera omnia.
I diagrammi astrologici dimostrano infatti che agiscono influenze di tutt´altro tipo che non quelle concepite oggi come gravitative; sono rìlegate a relazioni angolari tra le posizioni orbitali e dunque alla ciclicità, come egli stesso sosteneva, ma in un ventaglio assai più ric­co e significativo di combinazioni oltre al puro allineamento, dipendendo da accordi o disaccordi ciclici o di fase e comunque, come ho già sottolineato, orientati alla Terra, che riceve dal Sole in primis, ma non soltanto, essendo ogni corpo il ba­ri­cen­tro della propria realtà spaziale, nei confronti della quale tutto si muove.
Non potrei sostenere che le influenze planetarie non passino dal Sole per esserne riflesse - non ho il tempo di approfondire il tema, che mi pare già percorso dai grandi Marconi ed Ighina - ma, comunque sia, esse raggiungono la Terra per come si di­spon­go­no, cioè con le interazioni armoniche e logiche dell´assetto geometrico dei cicli or­bi­ta­li rispetto al­l´e­clit­tica, Nodi inclusi.

Che piaccia o meno, questa è Astrologia e i suoi diagrammi lo attestano ripetutamente ed im­pre­scin­di­bilmente. Si tratta solo di volerlo accettare, di poi comprendere e, naturalmente, riadattarne la visione ad una formulazione più consona.
Forse le scosse di terremoto, pur con le diverse sfumature che nel creato non man­ca­no mai, saranno più facili da inquadrare che non i caratteri e le vicende umane.

Che piaccia o meno - e qua mi rivolgo a me stesso - occorre mantenersi fuori dai canoni, per poter accedere ad una visuale che non risenta del pensiero condizionato dal­l´ambiente, sia esso scientifico ma vuoi anche tradizionale, onde poter attingere a rin­no­va­ta sorgente.
Diversamente non si renderebbe fattibile e dunque è un prezzo che va pagato.

È stato esattamente il sacrificio, nonché la vocazione di Raffaele Bendandi;

grazie.

Un grazie anche al pregevole lavoro di Cristiano Fidani, che nel ricostruire e rendere ac­ces­si­bi­le lo scritto inedito di Bendandi: «Le Stelle, soli dell´infinito» ha sa­pien­te­men­te ri­va­lu­ta­to in sede universitaria l´opera di questo grande e la sua essenza.

il commiato
Non vogliamo però alimentare un nuovo mito; ve ne sono fin troppi e, prima o poi, crollano. La nostra cultura oscilla costantemente tra questo bisogno e quello di ta­glia­re la testa al prossimo per garantirsi la maggiore altezza (dalla quale inneggiare agli idoli che si è fab­bri­ca­ta). Lungi dall´allargare il panorama, ciò indica solo un ec­ces­si­vo senso di “im­por­tan­za personale”, come la chiamava quel meraviglioso personaggio di Don Juan Matus, a cui ag­giun­go: sia essa propria o riflessa, individuale ma pure ac­ca­demica.

È il momento del commiato e, come nella scienza, “momento” implica valorizzazione e bi­lan­cia­men­to di forze concorrenti: e così parallelamente, di scoprire che anche Ben­dandi non era 'perfetto'.
Il suo limite? forse la troppa enfasi, quel bisogno incontenibile di esaltare la Natura come se questa o il Creatore ne avessero bisogno; conseguentemente anche le sue sco­per­te, il che esclude peraltro ogni parvenza dell´ineludibile caducità.
Mescolare scienza e poesia può dare origine ad un canto bellissimo, ma solo se l´in­ten­sa eccitazione emotiva che ne è alla base, o che l´accompagna, non degrada nella ten­den­za ad attribuire al cervello uma­no ec­ces­si­va supremazia, proprio come se fosse il perno unico del­l´Universo, facendo persino del­la declamata umiltà un´arma contro la modestia; fos­s´an­che per troppa carica, come traspare qua e là nel caso del Nostro.
Tutto canta in natura; basta unirsi al coro; ma guai farne in alcun modo una cosa propria; i troppi aggettivi non esaltano che se stessi.
Un errore che gli si rivolterà contro ( ma lo troverà impreparato a ridimensionarsi, preso co­m´era dall´affermare quel suo andare avanti ); poiché chiunque affermi tanto se stes­so, an­che in bene, finisce con il provocare l´altrui impreparazione e ritorsioni e giudizi spietati, con due deprecabili conseguenze:

  • da una parte il non aver potuto trasmettere alla Co­mu­ni­tà umana le proprie con­qui­ste, fosse anche a causa di eccessivo disgusto;
  • dall´altra il non averle potute recepire, stante un rigetto pretestuoso e superficiale, no­no­stan­te avessero dato prove di importanza vitale per la popolazione e dunque per la scienza.
Eppure la storia insegna…

Genesis 10:25
“and he was called Peleg because in his time the earth was divided”.
In the 1858 a Christian named Antonio Snider proposed that the continents had all once fit to­ge­ther. His idea was ignored.
In the 20th century, this idea was again proposed by an engineer named Alfred Wegener.
During his lifetime his was mocked, ridiculed, and then ignored. It was only after his death that plate tectonics, and the concept of an original single landmass were accepted.
Wegener then became a hero, but he was dead.
The knowledge of a single land mass which later divided is presented in the Bible.
Just like much other scientific information, the Bible presented it thousands of years before sci­ence 'discovered' it.

2011: dall´11 Maggio al 10 Giugno

il “fattore 11 (undici)”

La domanda se «si pos­sono pre­ve­dere i ter­re­moti»
non ha più luogo a pro­ce­dere, per la sem­plice ragione
che ne sono già stati pre­vi­sti in diverse occa­sioni e senza
neppure biso­gno del soste­gno della “comu­nità scien­ti­fica”.

La per­so­na­lità di un grande e l´a­na­lisi in chiave astro­lo­gica di due pre­vi­sioni,
che gli ven­gono attri­buite da mezzo mondo, ma che l´al­tra metà smen­ti­sce anzi­tempo.




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